SIC SEMPER TYRANNIS
“Un racconto di Luca Nisi”
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Come rientrò in casa Alessio cercò di non far troppo rumore, non voleva svegliare l’anziana madre che dormiva al primo piano. Posò la giacca nell’armadio della sua camera e poi si diresse nel salone principale. I suoi quattro gatti lo accolsero miagolando, Alessio li accarezzò uno alla volta lasciando per ultima MacchiaNera, l’unica femmina del gruppo.
Il tavolo della sala perfettamente ordinato custodiva un piatto di pasta al ragù che l’anziana madre di Alessio gli aveva lasciato come cena. Mentre mangiava il piatto di pasta ancora caldo, l’uomo navigava con il suo smarth-phone alla ricerca di qualsiasi notizia inerente alla Cappella di San Martino e alla frase attribuita a Marco Giunio Bruto.
Un bicchiere di vino bianco accompagnava la sua ricerca, trovò altre informazioni sulla vecchia cattedrale. Attualmente il sito era diventato il fulcro di uno scavo archeologico e punto d’interesse turistico. La zona adiacente della cattedrale era situato in un terreno dove recentemente dopo alcuni scavi archeologici erano affiorate alcune tombe d’epoca medioevale.
Si stava facendo tardi ed Alessio continuava imperterrito le sue ricerche sulla cattedrale, all’improvviso una figura emerse dal buio facendo il suo ingresso nel salone. “Alessio, sei ancora in piedi.” Disse Antonia, l’anziana madre dell’uomo. “Si mamma, sto terminando alcune ricerche.”
“Ti ho aspettato tutto il giorno in tabaccheria, perché non sei venuto a darmi il cambio? Sono vecchia non ce la faccio a fare tutta la giornata.” Alessio continuava a guardare il suo cellulare, come se non volesse prestare attenzione a quello che diceva la sua anziana madre.
“Domani mattina potresti aprire tu il negozio? La casa è molto sporca e vorrei pulirla, inoltre credo che chiuderò alcune stanze, tanto non le usiamo.” Alessio continuava a fissare il suo telefono. “Non posso aprire la tabaccheria domani devo fare dei giri. Forse vengo nel pomeriggio.” La madre non provò a ribattere nemmeno, erano anni che aveva rinunciato a tentare di dialogare con lui.
Da quando era tornato dalla città quel figlio aveva portato solo problemi. Incapace di laurearsi, in quattro anni passati fuori casa aveva quasi dilapidato il patrimonio familiare e soltanto il taglio dei fondi lo avevano costretto a tornare sull’isola. Svogliato e poco propenso ad aiutare l’attività di famiglia, Alessio trascorreva tutte le sue giornate al bar con gli amici, degli scapestrati come lui, o si perdeva per ore in spiaggia cercando di abbordare turiste americane.
Inoltre per sua sfortuna la madre non riusciva a convincere il figlio a trasformare la loro vecchia casa in un “bed and breakfast” dove affittare delle camere ai turisti. Quel ragazzo era totalmente cambiato da quando era tornato dalla grande città. L’esperienza universitaria doveva essere un punto di partenza per Alessio, che lo avrebbe dovuto far diventare uomo, valorizzarlo con un prestigioso titolo di studio e in futuro gli avrebbe permesso di cercare un buon posto di lavoro e farsi una famiglia.
Invece era tornato dopo quattro anni con nessun pezzo di carta d valore, anzi, era rientrato sull’isola pieno di debiti di gioco e senza la macchina che i genitori gli avevano comprato quattro anni prima per aiutarlo a raggiungere l’università.
Del vecchio Alessio, rimaneva solo il suo sconfinato amore per i suoi gatti. Quei quattro cuccioli presi quando Alessio era un ragazzino ora erano divenuti gatti adulti, purtroppo secondo Antonia i gatti erano cresciuti mentre il figlio era rimasto un bambino capriccioso.
Antonia si trasportò faticosamente in cucina dove Paperone un micio dal pelo rosso stava sonnecchiando sopra una sedia, prese un bicchiere d’acqua, diede uno sguardo fuori la finestra, la piazza era completamente vuota e buia, poi lentamente rientrò nelle tenebre da dove precedentemente era apparsa.
La mattina seguente stranamente Alessio decise di alzarsi relativamente presto, dopo aver sbrigato alcune faccende, come lavarsi e dar da mangiare ai gatti,discese in strada e aprì la cantina adiacente alla sua abitazione. In quei paesi soprattutto nelle casa di origine medievale, le stalle per secoli erano state adibite a conservare la legna e far riposare i cavalli. Adesso nei tempi moderni venivano utilizzate come garage e ripostigli. Alessio superò senza fatica della legna lasciata malamente accatasta su una parete tempo prima e raggiunse il vecchio motorino, ricordo ancora vivo e vegeto della sua gioventù.
Il suo bolide era un vecchio SI della Piaggio ancora funzionante. Alessio all’epoca lo aveva verniciato di nero, modificato marmitta, motore e variatore. Quel vecchio trabiccolo degli anni novanta poteva ancora raggiungere senza fatica i settantacinque chilometri all’ora. Prese una tanica di benzina e ne travasò un po’ di contenuto in un’altra vuota, poi aggiunse dell’olio da una bottiglia andando a formare la giusta miscela per il motore del motorino. Alla fine riempì il serbatoio, aprì la valvola dell’aria e fece girare i pedali e dopo pochissimo il vecchio motore del SI scoppiettò per tutto il garage.
Alessio indossò la giacca nera, inforcò un paio di occhiali scuri e dopo aver chiuso il garage montò sopra il motorino sfrecciando in direzione sud, alla ricerca della vecchia cattedrale. La sera prima si era studiato la strada su Google Maps e si era convinto che era necessario andare a visitare quella cappella. Anche se non sapeva cosa dovesse cercare, sempre se c’era qualcosa da scovare, e poi era sempre meglio che rinchiudersi nella tabaccheria con la madre ad ammuffire. Non poteva rinunciare alla fantasia che quel messaggio nella bottiglia gli aveva acceso nella mente. Alessio si era immaginato che forse avrebbe scoperto un tesoro d’epoca medioevale e una volta recuperato il bottino avrebbe potuto finalmente lasciare quella maledetta isola e ritornare alla civiltà.
Il vento caldo di giugno accompagnava il tragitto di Alessio. L’estate era alle porte e l’isola iniziava a riempirsi di turisti. Tramite internet era riuscito a prenotare una visita alla cattedrale aggregandosi ad un gruppo guidato che avrebbe visitato l’antica chiesa e le tombe adiacenti. Il vecchio motorino dalle ruote grandi faceva cantare la marmitta per la strada di campagna che saliva fin sopra la parte più alta dell’isola, dove era stata costruita la cattedrale. Il sole si rifletteva sugli occhiali scuri di Alessio perdendosi nella campagna adiacente, nel cielo non c’era neanche una nuvola era l’estate che faceva il suo ingresso prepotentemente.
Le cicale nascoste tra i pini tipicamente mediterranei cantavano freneticamente, mentre Alessio affrontava le ultime curve che lo avrebbero portato fino all’ingresso della zona archeologica. L’antica cattedrale era in realtà una rudere, il tetto era quasi tutto andato distrutto, miracolosamente la parte della Cappella di San Martino era rimasta intatta. Alessio aveva visionato alcune foto su internet, ma non aveva visto niente che poteva legare con la restante parte del messaggio della bottiglia.
Alessio legò il motorino proprio accanto l’ingresso del sito archeologico e raggiunse un gruppetto di persone che si erano messe in circolo ad ascoltare una giovane donna dai capelli biondi. Alessio li raggiunse scusandosi per il ritardo. La donna barrando anche il nome di Alessio Martini, concluse l’appello sui partecipanti e annunciò che la visita era in partenza. Alessio si mise vicino la guida perché voleva approfittare dell’esperto per fare alcune domande. [continua…]