Sic Semper Tyrannis – seconda parte

SIC SEMPER TYRANNIS

“Un racconto di Luca Nisi”

  

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Appena rientrò in casa Alessio attraversò il lungo corridoio e si recò velocemente nel salone accarezzò tutti e quattro i gatti ed infine aprì tutte le ante delle finestre, che erano chiuse da tanto, troppo tempo. L’aria frizzante di settembre invase la casa, e il sole che filtrava coraggiosamente dalle nuvole nere illuminò il salone facendolo respirare nuovamente, liberandolo dopo anni dalle tenebre.

Il semplice gesto di aprire le finestre, gli sembrò un altro passo verso la liberazione come se Alessio invitasse la presenza della madre ad abbandonare definitivamente la casa e lasciare che il figlio vivesse la sua vita.

Il grande tavolo di legno del salone era un rifugio di libri, sparsi per tutto il tavolo occupavano la sua intera superficie. C’era un po’ di tutto nella libreria della famiglia di Alessio, diversi manuali di medicina appartenuti a suo padre, classici sui greci e sui latini e tanta letteratura inglese che Antonia aveva accumulato negli anni.  Dopo aver consumato una cena veloce e rifocillato tutti i gatti, Alessio decise di regalarsi un brivido nella sua nuova vita, decise di affondare il ritrovato buon umore con una vecchia bottiglia di grappa che la madre aveva rinchiuso da mesi in una vetrina.

Mentre sorseggiava la grappa, Alessio si ricordò della bottiglia ritrovata alcune ore prima tra gli scogli. Così fece spazio tra i libri sparsi sul tavolo e accese una lampada da scrittoio per avere una visione migliore. La bottiglia era davvero antica forse aveva più di cinquant’anni, chissà quale tragitto aveva percorso fino ad imbattersi nelle correnti che l’avevano trasportata fino a lui.

Osservandola da vicino, grazie alla luce della lampada intravide perfettamente un foglio, il tappo della bottiglia era sigillato con della ceralacca e sembrava che lo scritto all’interno fosse in buone condizioni. Da buon bibliotecario, Alessio prese della carta e trascrisse alcuni dati, catalogando l’oggetto, con Data, Ora e Luogo del ritrovamento.

Era indeciso se aprire o meno la bottiglia, era curioso di conoscere il suo contenuto ma era anche affascinato dall’oggetto in se. Aprirlo avrebbe fatto perdere fascino a quel regalo venuto dal mare, in fondo da esperto di storia inglese sapeva benissimo che nel sedicesimo secolo la sovrana d’Inghilterra, Elisabetta I aveva emesso un decreto che vietava l’apertura di bottiglie che contenevano un messaggio, pena la morte.

Grazie ad internet Alessio aveva scoperto i milleusi dei messaggi nelle bottiglie, utilizzati come lettere d’amore, richieste d’aiuto e soprattutto per tracciare il percorso delle correnti oceaniche. Serpeverde sembrava il più interessato tanto che con le sue zampe cercava di far rotolare la bottiglia lungo il tavolo, Grifondoro e Tassodoro intanto si erano accoccolati sul divano, mentre Corvonero una gatta dal pelo nero scintillante stava facendo uno spuntino. Intanto al di fuori nella piazza del paese la banda dei vigili urbani si esibiva in un piccolo concerto, intonando sia dei classici che dei brani più recenti facendo felici i tanti anziani accorsi nella piazza e gli ultimi turisti rimasti in paese.

Ad un tratto un assolo di tromba fece sobbalzare la colonia felina all’interno della casa, Corvonero schizzò velocemente dietro una tenda, i due gatti che dormivano sul divano si rizzarono giusto un attimo e tornarono a dormire, mentre Serpeverde impaurito dal suono arrivato all’improvviso, sgommò velocemente tra i libri urtando la bottiglia che prese a rotolare dal tavolo. Alessio non poteva fare nulla, soltanto prepararsi all’impatto imminente, invece il tragitto della bottiglia verso il pavimento fu interrotto da un libro coperto da almeno due dita di polvere.

Era stato un libro di poesie di John Keats a salvare la bottiglia dal pavimento, quel salvataggio effettuato da uno dei maestri inglesi del romanticismo, aveva fatto accendere una sorta di lampadina nel cervello di Alessio. Avrebbe potuto regalare o condividere l’apertura della bottiglia con Loredana, la ragazza che lavorava con lui nella biblioteca comunale, sarebbe stato bello aprire la bottiglia e magari trovare all’interno un sonetto d’amore, con Loredana accanto. In quei momenti Alessio si scoprì romantico, in fondo sarebbe stato un buon modo per abbattere la timidezza e cercare di avvicinarsi a Loredana. A quasi quarant’anni non poteva più nascondersi dietro le sue paure, poteva davvero vivere la sua vita in modo differente, senza necessitamente immaginare di varcare l’ingresso per gli imbarchi ed abbandonare definitivamente l’isola.

Imbarchi che già una volta aveva utilizzato per affrontare gli anni di università nella grande città vicina dall’altra parte del mare. Furono anni difficili di isolamento, rapportarsi con la gente era sempre stato un problema per Alessio, il suo carattere schivo lo estraniava totalmente dalla vita al di fuori dell’università.

Aveva soggiornato per quattro anni in una casa con altri studenti, dove era riuscito a relazionarsi con il mondo esterno utilizzando uno strumento che prima non conosceva, internet. In quel periodo era sopravvissuto alla monotonia degli studi e l’isolamento imposto da se stesso, immergendosi nel tempo libero nei giochi di ruolo nella rete. Così la realtà e la fantasia si mescolavano in un mondo ricreato nella sua mente, alcuni ragazzi che Alessio frequentava durante gli anni universitari lo catalogarono come un ragazzo, timido ma con un piccolo dubbio, come se in realtà fosse affetto da autismo.

Invece, Alessio era un ragazzo normale, troppo introverso e legato ad un educazione maniacale che la madre gli aveva imposto. Antonia con la sua eccessiva protezione verso il figlio dal mondo esterno lo aveva rinchiuso in una teca di vetro fatta di libri e amore materno. Partito dall’isola per l’università quel mondo poteva tranquillamente cadere, incrinarsi e liberare il giovane Alessio.

Ma le regole imposte dalla madre al figlio, fecero in modo che Alessio invece di diventare uomo rimase il ragazzo che aveva appena finito la scuola superiore e si era subito iscritto alla facoltà di storia. Ad esempio Alessio non ha mai posseduto un cellulare, non ne aveva mai sentito il bisogno.

Ricordando quei tempi, Alessio si rammaricava di non aver vissuto la città, di aver speso troppo tempo rinchiuso nelle aule universitarie e non aver fatto nulla, seguendo quelle che adesso trovava delle regole ingiuste. Regole e regolamenti che riusciva ad annullare quando costruiva i suoi personaggi nei giochi on line. Tutto questo era fatto all’oscuro della madre, che secondo Alessio non avrebbe capito l’importanza di quello che fondamentalmente era solo un piacevole passatempo.

Più il lutto si stava esaurendo e più un senso di rivalsa stava crescendo dentro Alessio, forse Antonia non si era resa conto che il suo modo di fare stava castrando il figlio, invece la sua improvvisa dipartita lo stava finalmente liberando. Certamente non era facile dal giorno alla notte mutare, nonostante quella giacca nera adesso era solo un pezzo di stoffa perduto in mare, quella insignificante perdita l’aveva aiutato a muovere i primi passi verso un senso di libertà e consapevolezza. [continua…]